sabato 21 luglio 2007

A me queste tre - La terra di mezzo


Tempo fa dedicai un post a tre attrici moderne che per motivi non sempre legati alla recitazione mi avevano stregato. Avevo promesso altri post su nuove triplette femminili riguardanti il cinema di epoca intermedia e classica. Questa è la seconda puntata di quella serie di articoli. Sui criteri con cui ho stabilito le mie preferenze rimando all'articolo segnalato in basso. Ora aggiungerò che mi sono reso conto che queste eroine dello schermo mi hanno fulminato in almeno un film. Cioè c’è stata almeno una storia cinematografica (in genere sono film con qualche implicazione sentimentale palese o occulta) in cui io avrei voluto pazzamente stringere tra le braccia le attrici di cui parlo, in cui avrei voluto involarmi con loro, magari superando pervicaci ostacoli al nostro amore, alla volta di qualche località esotica.

La prima attrice dell’epoca qui presa in esame, a cavallo tra la moderna e la classica, è Sean Young. Mi ha folgorato, e credo non solo me, nella parte della replicante inumana (ma era fin troppo umana) in Blade runner In realtà, rivedendo questa attrice con attenzione in diverse pellicole mi sono reso conto che non è – in rapporto alle sue colleghe – una bellezza epocale. Mi pare fin troppo magra e con poche curve. In qualche caso dà perfino l’impressione di avere le gambe un pochino storte. Tuttavia quei difetti fisici, se davvero esistono nella misura da me rilevata, fanno parte di quelle lievi imperfezioni estetiche che conferiscono carattere e fascino a una persona (è il caso pure della seconda attrice che citerò). Della Young posso dire che raramente un personaggio come quello di Rachel di Blade runner mi ha fatto fantasticare tanto. A quei tempi mi sarei fatto uccidere per avere una storia d’amore con una robot antropomorfa. Mi sembrava che l’amore fosse un sentimento così forte da poter superare perfino la barriera della vita biologica. Tra parentesi, ricordo nitidamente la scena in cui Deckard/Harrison Ford si allontana in macchina con Rachel alla fine del film e ringrazio il produttore del film che ha impedito al regista Ridley Scott di far finire quella storia in maniera più cupa.

La seconda attrice che citerò qui è Madeleine Stowe. Ho già parlato di lei a proposito del post sull’Ultimo dei Mohicani e sui sette e minuti e mezzo in cui ti senti un eroe. Naturalmente mi scioglievo quando la Stowe ti guardava in primo piano con il suo già ricordato lieve strabismo di Venere. Mi faceva ricordare una di quelle eroine salgariane che ti lasciavano stecchito dopo averti fissato, mettiamo, nella giungla bengalese, in qualche isolotto del delta del Brahmaputra, tra baniani giganti e piante esotiche dai nomi impronunciabili. Quando riguardo quel film, provo, chissà perché, sempre il desiderio di caricarmi la Stowe su una canoa urone e condurla in salvo attraverso ruscelli dal corso impetuoso. Mi è piaciuta molto pure nella parte di donna fatale in Sorveglianza speciale in cui manda in tilt il poliziotto Richard Dreyfuss incaricato di sorvegliarla o nell’Esercito delle 12 scimmie. La parte della donna fatale legata a delinquenti le si addiceva, dato che strega pure Costner in Revenge (sarà fatta uccidere dal marito boss mafioso Anthony Quinn).

E’ stato un po’ laborioso scegliere la terza protagonista di questo articolo. Volevo quasi citare Kim Basinger (ma pur essendo uno dei maggiori sexy symbol di tutti i tempi, non era il tipo di attrice che mi faceva sognare… mi è comunque molto piaciuta splendida cinquantenne nel recente Cellular). Dopo un po’ ho scelto un’attrice di certo poco nota ai più, che tra l’altro credo sia la sola ad aver vinto un premio Oscar in questa tripletta, Mary Steenburgen (qualcuno la ricorderà nei panni della maestrina western di cui si innamora Doc in Ritorno al futuro III: accettò la parte obbligata dai figli fan della saga). Mi ipnotizzò nel ruolo della donna moderna (si era nel 1979) nel piccolo gioiello fantascientifico L’uomo venuto dall’impossibile (la Steenburgen interpretava una spigliata impiegata di banca di cui si innamorava lo scrittore H. G. Wells, venuto nel futuro per inseguire Jack lo Squartatore). In quel film Mary sembrava quasi sempre morta o sul punto di morire e Wells doveva usare la macchina del tempo per salvarla. Infine va a vivere in pieno Ottocento con l’uomo dei suoi sogni (evento che mi fa ricordare un’altra storia che sto scrivendo su questo blog). Ultimissima sulla Steenburgen. L’ho sempre considerata una donna non particolarmente bella, perfino rapportandola alle donne comuni; cercando qualche sua foto su internet l’ho trovata davvero in forma in un aderente abito da sera rosso.
E ora rimangono solo le tre dell’epoca classica, speriamo di arrivarci un giorno:-)

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