sabato 21 luglio 2007

Eroe per sette minuti e mezzo


Diciamo che parte una colonna sonora, una musica che ti fa ribollire il sangue e ti rende desideroso di affrontare stuoli di nemici per difendere la donna del tuo cuore. Diciamo che la musica appena partita è uno dei più trascinanti motivi mai succedutisi sullo schermo, una specie di ballata di sapore irlandese, ottenuta con violini e percussioni degne di una danza della pioggia Sioux. Diciamo che ti trovi in un accampamento urone e che gli indiani lì riuniti vogliono bruciare viva la donna che ami, ossia Cora, ossia la splendida Madeleine Stowe al suo meglio. Diciamo che con un sotterfugio riesci a far scampare questa leggiadra creatura alla morte, ma che qualcun altro deve morire al suo posto, un maggiore inglese distintosi, prima di questo gesto impavido, solo per grettezza intellettuale e conformismo sciovinistico.
Ora però abbiamo un problema grosso come una casa. La musica trascinante continua a echeggiare, i violini della colonna sonora ti parlano, ti blandiscono, ti esaltano. Non si può rimanere con le mani in mano mentre si ascolta una simile musica, devi fare qualcosa di eroico. Però sei fortunato. Magua, il vendicativo e sanguinario indiano autore di imprese scellerate, si è da poco allontanato dal villaggio urone con Alice, la sorella della tua amata. Non c’è nemmeno da pensare cosa fare, con una musica così. Prima di tutto spari al coraggioso maggiore inglese offertosi come vittima sacrificale, per risparmiargli l’agonia al palo della tortura. Quindi inizia la tua corsa, che ti fa arrampicare per sentieri scoscesi in mezzo a boschi cupi e purissimi. Accanto a te Cora, davanti tuo fratello acquisito Uncas e tuo padre adottivo Chingachgook

Certo, devi fare l’eroe, però seguendo la musica. La musica in questa storia è tutto, specie in questi straordinari sette minuti e mezzo. La colonna sonora ordina e tu obbedisci. Violini e percussioni ti dicono cosa fare e tu lo fai. Dopo due minuti la musica cambia, tornando al tema principale del film, meno tambureggiante, più epico. Hai il tempo di guardarti intorno per ammirare la bellezza dei paesaggi. Guardi le valli e i dirupi, l’acqua tersa di un ruscello e le scarpate che ti tolgono il fiato, il verde unico degli alberi e il cielo del Grande Nord. Tuttavia ecco il rientro in grande stile della ballata pseudoirlandese: bisogna riprendere l’inseguimento del gruppo urone. Uncas uccide alcuni indiani e affronta il vendicativo capo urone (Magua vuole uccidere Alice e Cora per vendicarsi del loro padre, il colonnello inglese Munro). Magua comunque è un brutto cliente. Anche la colonna sonora sembra capirlo, poiché si fa funerea, rallenta per tutto il tempo necessario a Magua per uccidere Uncas e ad Alice per gettarsi disperata da un dirupo. Ancora qualche secondo di ritmi bassi per valorizzare la natura grandiosa in cui si svolge questa scena e per percepire il muto dolore di Chingachgook e Cora. Poi ecco i violini riprendere a martellare. Sono passati ben sei minuti, dall’inizio della musica che guida i tuoi slanci ardimentosi. Ne resta solo uno e mezzo per compiere l’atto eroico reclamato dalla situazione. Novanta secondi sono pochi, ma possono bastare per farti correre, con ampie falcate e totale sprezzo del pericolo, imbracciando due fucili i cui colpi freddano altrettanti uroni. Con un fucile sottratto a un indiano, tieni sotto mira i rimanenti accoliti di Magua, mentre Chingachgook affronta l’assassino del figlio nel duello finale e lo uccide. E’ finita. Magua ha esalato l’ultimo respiro in primo piano. La musica trascinante si è spenta.
Però c’è una coda, per te spettatore ed eroe per oltre sette minuti. Ancora per qualche secondo percepisci al tuo fianco una donna affascinante come Cora. Ancora per qualche secondo sei parte dei più splendidi paesaggi creati su questa terra. Ancora per qualche secondo sei felice.

Oggi pomeriggio mi preparavo il caffè quando il televisore ha intonato una melodia che non manca di farmi vibrare l’anima. Per l’ennesima volta ho ripreso il dvd dell’Ultimo dei Mohicani e mi sono rivisto i famigerati sette minuti e mezzo che mi fanno battere il cuore.

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