sabato 21 luglio 2007

Cary Grant


Su Cary Grant prima di tutto stupisce, trattandosi del re assoluto della commedia brillante e della recitazione elegante, la sua infanzia. Ha avuto la tipica adolescenza di un aspirante delinquente o balordo. Fuggito di casa a ‘15 anni si unì addirittura a una compagnia di saltimbanchi. Visse di espedienti fino al successo a Hollywood. I titoli da lui interpretati sono spesso di qualità assoluta. Vediamo alcuni tra quelli che mi hanno lasciato un ricordo profondo.
Susanna del ‘39. Grant interpreta uno zoologo impacciato che ha a che fare con una scatenata Katharine Hepburn che gliene combina di cotte e di crude.
Scandalo a Filadelfia del ‘40. Straordinario duello di bravura condotto con la solita Katharine e un allampanato James Stewart, credo vincitore dell’Oscar nell’occasione.
Notorius di Hitchcock del ‘46. Il bacio più lungo della storia con Ingrid Bergman, interrotto varie volte per rientrare nei canoni del codice morale hollywoodiano dell’epoca (i baci non dovevano superare i 3 secondi e Hitcock pensò di aggirare l’ostacolo inframmezzando brevi baci con qualche battuta).
Ricordo pure La casa dei nostri sogni del ‘48, forse non uno dei titoli maggiori di Grant, ma assolutamente amabile, specie per la presenza della sofisticata Mirna Loy (la moglie che fa lievitare in maniera pazzesca i costi di una casa da costruire in campagna) e di Melvyn Douglas nel ruolo dell’amico di famiglia.

Era uno sposo di guerra del ‘49. Grant ha bisogno di seguire la moglie Ann Sheridan in America, ma la legge permette il viaggio solo alle spose di guerra ed ecco che il nostro dovrà trasformarsi in una donzella, almeno anagraficamente, per aggirare la burocrazia.

La rivolta del ‘50 di Richard Brooks. Un medico americano deve operare un dittatore sanguinario (José Ferrer), ma se l’operazione riesce la moglie, ostaggio dei rivoltosi, sarà uccisa (oltre al fatto che il dittatore è uno di quei figli di buona donna che se muoiono il mondo non ne può che guadagnare). Grant tiene fede al giuramento di Ippocrate di curare tutti e salva il tiranno, che poi morirà durante una rivolta. La moglie? Salva pure lei.

Operazione sottoveste. Straordinaria commedia di Blake Edwards del ‘59. Un sottomarino mezzo scassato dipinto di rosa, ospitante ufficiali in gonnella portatori di pene d’amore e guai a volontà, vaga per il Pacifico arraggiandosi alla meglio per sopravvivere (a un tratto il comandante fa espellere un carico di biancheria intima femminile per simulare l’affondamento).

Intrigo internazionale, capolavoro hichcockiano del ‘59. Un pacifico pubblicitario viene scambiato per l’agente segreto Kaplan e deve industriarsi al meglio per sfuggire ai complotti di altre spie che vorrebbero ucciderlo.

L’erba del vicino è sempre più verde, ‘60. Con la straordinaria scena del duello con pistola tra Grant e Robert Mitchum per assicurarsi le grazie di Deborah Kerr.

Sciarada con una deliziosa Audreuy Hepburn. C’è pure uno straordinario e inedito Walter Matthau nel ruolo di Cattivo. Thriller che ruota intorno a un francobollo che vale una fortuna.

Infine Il Gran Lupo chiama, ‘64, il nostro eroe deve sopravvivere su un’isoletta del Pacifico in piena guerra, cercando di convivere con un’istitutrice molesta e moralista e un branco di ragazzine rumorose (Grant vorrebbe arrivare alla fine della guerra oziando e scolandosi bottiglie di quello buono, ma deve trasformarsi in eroe e cedere infine alle non limitate grazie di Leslie Caron).

Basta così. Ci sono sicuramente altri film che ho tralasciato, ma questi mi hanno lasciato un gran bel ricordo.

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